Ho conosciuto un ragazzo, di 35 anni. Affetto da un morbo strano.
Ha sofferto fin dall’infanzia di forti tremori, e una specie di artrosi che lo costringeva in una posizione strana. piegato in avanti posso dire ad occhio a più di cinquanta gradi, con le bracia contratte, Tipo cagnolino eretto.
Ovviamente non lavorava, aveva una pensione e i genitori che lo accudivano , nutrivano coccolavano e viziavano, e soprattutto limitavano nel suo essere uomo, ormai da anni sotto la custodia dei cari genitori apprensivi. Di fatto era un ragazzo di trentacinque anni che si gestiva benissimo da solo, e seppur con alcune difficoltà, ma con ingegno, sapeva lavare stirare cucinare, e cercava sempre di dimostrare di poter fare le cose.
La testa era un vulcano, ma era timido. Troppo timido. E completamente inconsapevole di certe bellezze, e possibilità che la vita sa dare. Aveva studiato in casa con un vecchio aio, Fino alle scuole superiori, non si iscrisse all’università perché i genitori non vollero che si strapazzasse, era troppo complicato da gestire, per degli anziani genitori contadini di un piccolo paesino italiano. Ne poté mai farsi una famiglia perché i genitori si vergognavano soltanto a pensarlo di cercare una donna per lui, che volgeva in tali condizioni. Chiuso in una casa, senza sapere cos’è internet, circondato dal prete, dai parrocchiani, e dai vecchi, vecchissimi amici di famiglia, maturò segretamente un’attrazione per le anziane signore che frequentavano la madre, dai seni prosperosi e fianchi sporgenti e per il prete, di cui era innamorato fin da piccolo, per le attenzioni che gli prestava.
Amore platonico. Ma. Però.
Un giorno arrivai io. Pagato dall’anziano padre per una delle solite vendemmie occasionali.
Ovviamente in quei giorni accolsero me, e gli altri braccianti in casa, all’ora di pranzo.
Nei giorni ebbi l’occasione di osservare meglio i tormenti del ragazzo. E la malinconica atmosfera che lo opprimeva.
Avemmo l’occasione di parlare, mi racconto della sua voglia di riprendere gli studi. Studiare architettura e disegnare con uno di quei computer per disabili, che aveva visto in Tv. Fantascienza per gli anziani genitori.
Decisi di fargli un regalo. Anzi due.
Il primo regalo lo comprai, e mi costò caro, un tablet, ed un supporto vocale per disabili fatto con un pò di criterio.
Passai delle notti ad impostarlo, maledetto tablet.
L’ultimo giorno di raccolto, dopo giorni passati a convincere i genitori (pagai anche l’attivazione della promozione internet) Gli regalai questo tablet, e persi un po’ di ore per spiegargli come funzionava, fino all’ora di cena. Ebbi il piacere di vedere un ragazzo con una velocità di apprendimento fuori dal normale, si trovò a suo agio. Ci mettemmo in contatto Skype per qualsiasi consiglio tecnico, e per una futura amicizia, e premeditatamente, decisi di fargli il secondo regalo. Un link diretto a FetLife. Glie lo spiegai così:
C’è un mondo la fuori, e delle possibilità che tu non immagini nemmeno.
I tuoi genitori sono anziani, non possono capire, ma tu sei un uomo ormai.
E non ne puoi più.
Ti faccio un regalo particolare, da tenere per te, che sembrerà stupido
oppure ti spaventerà. Ma lascia stare ciò che ti spaventa. E cerca tutto quello che ti piace. Trova contatti umani, e trovali come piacciono a te.
E gli mostrai il link di fetLife che avevo preparato in precedenza sul desktop.
Rimanemmo amici, Sempre in contatto Skype a scambiarsi foto per lo più di Mistress e bbw, ma a lui piacevano anche le super-hold, e i ragazzi effemminati come il prete. Ci provò anche con me ma gli è sempre andata male.
Nel tempo, si fece coinvolgere da una pazza scatenata che stimo tantissimo ad andare ad una serata Bdsm, per sperimentare una gabbia, che lo costringeva esattamente nella sua stessa strana posizione corporea, solo un po’ più verso i novanta gradi. Ne immobilizzava i tremori, e tutto era più semplice. Diventò un pet play per professione oltre che per passione, costretto dentro una tuta a forma di cavallo. La pazza che lo ha convinto e diventata la sua famiglia.
Non avrà mai dei figli suoi, ma i figli che lei aveva già sono diventati come se fossero suoi. Lo vedevano come un padre. E così è ancora adesso.
Lui e la sua compagna lavorano ancora facendo spettacoli nei locali Bdsm di mezz’Europa. Nessuno si accorge della sua malattia. Si sente bene. E i genitori, ignavi della reale professione del ragazzo (pensavo che lavori facendo seminari sulla sua malattia), sono rimasti un po’ sconvolti dalla sua nuova autosufficienza, ma sono finalmente riusciti ad invecchiare serenamente.
Cosa non può fare il Bdsm!
Commenti recenti